
Serena e Marco arrivano in mediazione a distanza di poco tempo dalla separazione, su consiglio della psicoterapeuta di lui.
Sono sposati da una decina di anni e hanno due figli, Elena di sei anni e Giulio di 6 mesi.
La separazione l'ha decisa Marco perché non sopportava più che tutto quello che faceva fosse sottoposto ad un controllo continuo da parte di Serena.
Il secondo figlio è venuto, a sentire lui, perché Serena lo voleva tenacemente, a tutti i costi, ma per lui la separazione maturava da tempo. Il peso della sfiducia nei suoi confronti, le critiche da parte di Serena e della madre di lei, che esercita un ruolo importante nella gestione dei figli in quanto entrambi lavorano, i litigi continui anche sulle minime questioni, del tipo che maglietta mettere alla bimba, e sulle decisioni riguardo alle spese familiari, ma anche quelle sue personali, l'avevano portato a cercare aiuto nella psicoterapia.
Insieme avevano tentato qualche anno prima una terapia di coppia ma non avevano ottenuto nessun miglioramento della loro relazione e quindi l'avevano interrotta. In seguito lui aveva iniziato quella individuale, senza però condividere in nessun modo con Serena la sua esperienza.
In mediazione si percepisce una enorme differenza tra i rispettivi livelli di consapevolezza: mentre Marco ha maturato, anche grazie alla psicoterapia, una elaborazione profonda dei limiti della relazione con Serena, che pure ha amato moltissimo, e della sua necessità di separazione per ricostruire una propria autostima, lei invece appare del tutto inconsapevole, ignara di ciò che Marco ha maturato nel tempo, convinta che si tratti dell'ennesimo litigio che presto si risolverà e che Marco tornerà da lei.
Il punto centrale del conflitto
La questione principale per cui sono in mediazione è, come spesso accade in questi casi, la frequentazione del padre con i figli, specialmente il più piccolo. Serena ritiene che sia troppo piccolo per rimanere con il padre anche la notte e quindi su questo punto i due discutono animatamente.
Probabilmente Serena utilizza questo argomento anche come strumento per forzare Marco a tornare da lei. Entrambi si riconoscono reciprocamente di essere bravi genitori, ma la posizione di Serena sembra irremovibile e Marco mostra una grande frustrazione.
A cosa ha portato la mediazione?
Grazie al setting accogliente della mediazione, nel quale si svolgono anche un paio di incontri individuali di Marco e Serena con la mediatrice, la situazione ad un certo punto si sblocca quando Marco si apre e le parla, a cuore aperto, delle sue difficoltà, del fatto che il grande amore che li univa, a poco a poco per lui era diventato una gabbia, l'atteggiamento controllante di lei era diventato una cappa, resa ancor più oppressiva dal legame molto pesante di lei con la madre. Probabilmente grazie al lavoro di psicoterapia che ha alle spalle, e grazie alla presenza calma e rassicurante della mediatrice, Marco riesce a dire tutto ciò in modo assolutamente pulito, empatico. Parla di sé, delle proprie difficoltà e sofferenze, senza mettere Serena sotto accusa, senza atteggiamento giudicante. E ci riesce probabilmente perché, avendo lavorato molto sulla separazione, può superare la rabbia provocata dall'impotenza, dalla disperazione di non sapere come fare ad uscire da una specie di gabbia oppressiva.
Serena inaspettatamente si addolcisce, sono brevi momenti, ma probabilmente si rende conto che la separazione per Marco è vitale, non è contro di lei, anzi, per lei lui continua a nutrire un grande affetto, nonostante tutto. Inizia così ad accettare gradualmente la nuova situazione, anche se in modo altalenante, tornando spesso ad essere accusatoria e critica verso di lui. Ma il suo percorso per una maggiore consapevolezza riguardo alla loro relazione è iniziato.
L'accordo che, alla fine, si riesce a raggiungere è un compromesso, in quanto Marco accetta che, ancora per qualche mese, Giulio dovrà essere riportato a dormire dalla madre e nello stesso tempo Serena accetta che tra qualche tempo, da valutare insieme a Marco, e comunque non oltre il primo anno di età, il piccolo potrà rimanere dal padre anche la notte.
L'opera della mediatrice in questo caso è stata molto impegnativa perché le difficoltà relazionali nei primi incontri erano notevoli, ma i risultati ottenuti, in termini di accordo e soprattutto relazionali, saranno molto probabilmente la base per un'ulteriore crescita di consapevolezza e riconoscimento reciproco.
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