
Mary e John (i nomi sono di fantasia, così come la foto) sono stati insieme per una decina di anni ed hanno due figli, Peter, di 3 anni, e Samuel, di 6 mesi.
Si sono separati circa 3 mesi fa per decisione di lei.
Mary non condivideva più il modo di vivere di lui, troppo sregolato, secondo lei.
In realtà negli anni in cui non avevano ancora figli, lei adorava lo stile che lui le proponeva, molto scanzonato, spesso irrituale, libero, molto diverso da tutto ciò cui era stata abituata fino ad allora.
La moto, gli amici, la musica, lui suona il sax in una band, l'evasione, anche con l'aiuto di qualche sostanza.
Quando però è nato il primo figlio, lei ha cominciato gradualmente a cambiare.
Il fascino che lui esercitava su di lei pian piano si è trasformato in fastidio, e lui non se ne è accorto, semplicemente aveva attribuito il cambiamento al suo nuovo stato di madre.
Mary ha cercato più volte di far capire a John che lei desiderava un cambiamento, una vita più tranquilla, ma lui non ce la faceva, non capiva proprio cosa volesse dire.
Poi, inaspettatamente, arriva il secondo figlio e lei realizza che non ne può più.
E' la separazione.
John è stupefatto, non pensava minimamente che si fosse a questo punto.
Il punto centrale del conflitto
Mary non vuole che John tenga con sé a dormire Samuel.
E' troppo piccolo e John è inaffidabile, ai suoi occhi.
John è sconvolto.
Oltre alla separazione, per lui del tutto inattesa, non sopporta di non poter stare con il piccolino, se non per poche ore alla settimana.
E reagisce con rabbia.
E diventa tanto più rabbioso, tanto più Mary è irremovibile.
Lui si sente in trappola, completamente impotente.
Lei è la madre.
Come riuscire a contrastare la sua decisione se non andando da un avvocato?
Fortunatamente entrambi trovano degli avvocati che ripongono molta fiducia nella mediazione familiare e quindi li consigliano di fare un tentativo di mediazione, prima di andare in giudizio.
A cosa ha portato la mediazione ?
Mary e John hanno potuto, gradualmente, tornare a parlarsi, a guardarsi negli occhi.
Il mediatore ha messo in atto le tecniche dell'ascolto attivo, con attenzione ed empatia rivolte ad entrambi. Evidenziando e riconoscendo gli aspetti positivi nelle rispettive posizioni è riuscito a ridimensionare gli affetti rabbiosi e di svalutazione dell'altro.
Con la tecnica delle domande circolari, riflessive, ipotetiche e orientate al futuro è riuscito a portare l'attenzione di Mary e John alla scoperta delle loro paure e dei loro bisogni più nascosti.
Le rigidità di entrambi, manifestate nei primi incontri di mediazione, si sono allentate, man man che si rendevano conto che non c'erano imposizioni né sopraffazione da parte dell'altro.
Le paure e i sospetti si sono affievoliti ed è emerso un reciproco riconoscimento, timido ma sentito, delle capacità di essere madre e di essere padre di entrambi.
Soprattutto, nello spazio neutro della mediazione, John ha iniziato a comprendere i dubbi e le reticenze di Mary nei suoi confronti, la sua sofferenza.
E ha trovato così una nuova disponibilità ad apportare dei piccoli cambiamenti al proprio comportamento, segnali che Mary ha apprezzato e che le hanno dato la possibilità di tornare a riporre un po' di fiducia in John.
Alla fine l'accordo raggiunto ha previsto che anche il piccolo Samuele potesse rimanere a dormire con il padre, purché in casa fosse presente anche la sorella di John, Silvia, almeno nei primi tempi.
La mediazione infatti, dopo aver permesso a John e Mary di tornare a parlarsi con sufficiente calma, ha fatto emergere una risorsa importante, l'aiuto della sorella di John, Silvia, che, nella nebbia della rabbia e dell'insulto reciproco, non poteva essere neppure immaginata.
Mary e John dovranno fare ancora molti passi in avanti, nel tempo, per assicurare ai loro figli la serenità di avere due genitori che li amano e che si parlano ogni volta che è necessario prendere delle decisioni per il loro futuro.
Però, intanto, negli incontri di mediazione è stata posta la base per questo percorso, mentre, se fosse stato un giudice a dover decidere, l'avrebbe fatto lasciando, probabilmente, uno muro di rabbia e incomprensione reciproca.
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