L’assegno divorzile può essere corrisposto, oltre che mensilmente, anche una tantum cioè in un’unica soluzione.

Vediamone le caratteristiche e le differenze, i pro e i contro.
Il presupposto fondamentale dell’assegno divorzile una tantum è che vi sia l’accordo tra i coniugi e che il suo importo venga ritenuto equo dal Tribunale, cioè che sia in grado di garantire una sorta di rendita come avverrebbe con l’assegno divorzile corrisposto mensilmente.
Come si calcola
Si parte dall’importo che sarebbe considerato equo come assegno mensile, si considera l’aspettativa di vita media e un tasso di interesse convenzionale che tenga conto del costo del denaro e si procede alla capitalizzazione.
Aspetti fiscali ed effetti
L’importo non è deducibile da parte del coniuge che lo eroga e non è sottoposto a tassazione, per cui chi lo riceve non deve indicarlo nella dichiarazione dei redditi.
Il beneficiario rinuncia a qualsiasi pretesa futura, ad esempio la revisione dell’assegno per le mutate condizioni economiche dell’ex coniuge; non potrà avere la pensione di reversibilità né la quota del TFR, che spettano solo a chi percepisce l’assegno periodico.
In che modo può essere erogato
La forma più comune è l’erogazione mediante una somma di denaro, ma può essere anche il trasferimento del diritto di usufrutto sulla casa e l al coniuge beneficiario e la nuda proprietà ai figli, ad esempio.
Può essere pagato in un’unica soluzione o in diverse tranches.
Quando può essere vantaggioso
- per il beneficiario: quando ha intenzione di risposarsi o di convivere stabilmente. In questi casi infatti perderebbe il diritto all’assegno mensile
- per il coniuge che deve corrisponderlo: quando vuole chiudere tutte le pendenze con l’ex coniuge, ad es. per risposarsi, oppure quando ha intenzione di intraprendere una nuova attività che prevede redditizia e vuole evitare il rischio della revisione in aumento da parte del giudice dell’assegno mensile.
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